LE SORGENTI






Le sorgenti

Le acque che si infiltrano nel sottosuolo riemergono, tutte o in parte, sottoforma di acque sorgive dopo un tempo più o meno lungo e ad una certa distanza dalla zona di ricarica.
Tipologie di sorgenti

L’origine delle sorgenti può essere collegata a cause geologiche e topografiche diverse, che danno luogo a sorgenti di diversa portata e tipologia che si distinguono per le

modalità di affioramento:

sorgenti: elocrena, limnocrena, reocrenasorgenti reocrene: acque che scaturiscono dalla roccia e subito formano una piccola cascata o un ruscello che scorre con una certa velocità
sorgenti limnocrene: acque che affiorano in una depressione a formare un piccolo lago che defluisce in un corso d’acqua
sorgenti elocrene: acque affiorano in superficie dando luogo a limitate formazioni paludose
sorgenti di deflusso: quando uno strato impermeabile inclinato affiora lungo un versante di una valle e fa scolare l’acqua accumulata entro le rocce sovrastanti.
Le sorgenti di sbarramento sono dovute ad un ostacolo laterale, quale ad esempio una faglia o un filone, o una forte eterotropia laterale di facies, che fa accumulare una quantità d’acqua tale da sfiorare in superficie.
Le sorgenti di trabocco sgorgano ai lati di un letto concavo che raccoglie più acqua di quanta ne possa contenere, con un conseguente sversamento di una quantità d’acqua che corrisponde al surplus della capacità di immagazzinamento dell’acquifero.
Le sorgenti carsiche lasciano traboccare, a volte in quantità imponenti, le acque che sono penetrate in un rilievo attraverso le innumerevoli cavità presenti in una roccia calcarea elaborata dal carsismo.

Le sorgenti che alimentano il flusso di base dei corsi d’acqua si possono raggruppare in due grandi categorie: sorgenti puntuali e sorgenti lineari.

Le sorgenti puntuali sono le più note ed appariscenti perché le loro acque emergono in superficie in punti chiaramente identificabili o in aree circoscritte; queste emergenze si trovano ad una quota ben definita e danno generalmente origine ad un corso d’acqua perenne.
Le sorgenti lineari sono assai meno note e meno evidenti delle sorgenti puntuali anche se, in molti bacini dell’Appennino centrale, erogano portate nettamente superiori a quelle fornite dalla sorgenti puntuali.

Le acque della sorgente lineare emergono in superficie, in modo diffuso, lungo un tratto di alveo fluviale e determinano un considerevole aumento della portata del corso d’acqua. La lunghezza della sorgente può variare da qualche centinaio di metri a qualche chilometro.
Le sorgenti lineari si individuano con misure di portata seriate, eseguite lungo gli alvei in periodo di magra, almeno una settimana dopo la fine dell’ultima pioggia e comunque quando non vi sia ruscellamento di superficie. La portata erogata si ricava dalla differenza dei valori misurati in sezioni successive.
Questo fenomeno è noto genericamente come "sorgente di subalveo", e riveste una certa importanza in vaste aree dell’Appennino centrale. Tali sorgenti permettono gli scambi idrici tra i corpi superficiali e la falda con una certa ciclicità. Quando il livello di falda subisce un certo abbassamento, tale da non alimentare le sorgenti più in quota, le sorgenti lineari in alveo, costituiscono il contributo principale al corso d’acqua, finché l’acquifero non si ricarica con il contributo delle precipitazioni.
In tutti i corsi d’acqua appenninici, la portata di magra, misurata in una qualunque stazione, generalmente corrisponde alla somma delle portate erogate contemporaneamente dalle sorgenti puntuali e lineari poste a monte.
Ruscellamento e flusso di base

I più recenti studi di idrogeologia quantitativa hanno messo in evidenza che la portata dei corsi d’acqua appenninici è alimentata da due componenti che assumono diverso ruolo nel corso dell’anno:

Il ruscellamento, che si sviluppa esclusivamente sulla superficie dei bacini a seguito di precipitazioni meteoriche intense e prolungate;
Il flusso di base, esclusivamente alimentato dalla acque sotterranee che vengono a giorno attraverso sorgenti puntuali e lineari.

Nei bacini appenninici, con superficie di qualche migliaio di km2, il ruscellamento ha sempre carattere impulsivo e si esaurisce completamente pochi giorni dopo la fine della precipitazione che lo ha provocato. Dopo una decina di giorni dalla fine dell’ultima pioggia, la portata dei corsi d’acqua è alimentata esclusivamente da acque sotterranee.
Il flusso di base, nella maggior parte dei corsi d’acqua appenninici, ha un regime di portata molto stabile, con modeste variazioni stagionali e più marcate variazioni di lungo periodo che seguono cicli pluriennali.

Nel contesto climatico dell’Appennino centro-meridionale, caratterizzato da estati lunghe e poco piovose, la portata di magra estiva dipende sostanzialmente dalla portata erogata dalle sorgenti

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